L’ultimo saluto a Modì

L’ultimo saluto
al tuo corpo affusolato
senza darti le spalle
i greci prima degli Inferi
così offrivano
l’ultimo sguardo al mondo.

Il ricordo dei nostri baci
tra le vie di Monmatre
così pesante da cullare;
il grumo di carne dentro me
frutto del nostro amore
mi svuota da dentro
come buio inghiottito.

Per liberarmi di noi
mi basta
un passo
nell’aria fresca di Parigi.

Pessoa


Sono equilibrista

tra le mille identità

di cui sono straniero.

Ogni tanto mi ritrovo

abusivo a me stesso

raccolgo i frammenti 

di tutte le parole

mai pronunciate

un puzzle di respiri

respinti al varco.

Borges

L’ansia che mi solletica
sul bordo dei trent’anni
è quella di perdermi
senza essermi mai smarrito,
di non aver resistito
alle linee esatte del Mondo
raccogliendo preghiere stanche
di “dovrebbe” e sorrisi monodose.
Sono un pendolo ebbro
che danza con la fuga nel cuore;
la paura
di tutto ciò che sono
senza essere mai stato.

Una notte

 

Quando sarò
l’ultimo passo
di una storia stanca,
il respiro sparpagliato
tra le mille frasi svendute
al miglior offerente,
la nènia barbara e grigia
del fanciullo svanito
e dell’uomo mai ritrovato;
una parte di te verrà a farmi visita.

Sarà il frammento più insignificante
del tuo sorriso
la scheggia di incoscienza
di quando eravamo felici senza saperlo,
e per questo lo eravamo davvero.

Tutto il mio vagare
avrà avuto il dolce sapore
dell’insensatezza.

 

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Piazza Cola di Rienzo

 

Sono una canzone inaspettata
una manciata di sguardi
lanciati a caso tra i marciapiedi di Roma.

Sono il margine nudo
di notti lunghe e sgualcite
occhi e passi
percorsi a ritroso
di cosa sarei stato
se non fossi stato.

Mi percepisco
come aborto di me stesso
e come tale mi dispiego
in una epifania incessante
di identità e notte.

Vodka Red Bull

Ho buchi neri all’interno
vermi impalpabili d’ombra e nulla
e ogni volta che mi appaio
scompaio
senza sapere chi sono
se non questa essenza
di noia e niente
che mi fagocita
come identità dimenticata
come ruggito lontano
che si annulla
alle prime luci della coscienza
e mi lascia tremante e nudo
sogno appena accennato
aborto onirico
respiro insignificante
attesa mai resa.

SSD

Quando al confine
ti presenterai sconosciuta
come quei pensieri abortiti
della domenica mattina
geografia dimenticata
di occhiaie e baci neri
Sentirò la valanga
dei nostri sguardi fusi
il vuoto ingordo che ci inghiottì
come un bolo di gioie impossibili
tra i vicoli sospesi di Tropea.
I tuoi occhi un solco
un aratro di oblìo
ed io un appiglio buio
una nènia stanca
regalata all’ultimo sbadiglio
del giorno.